Gli avanzamenti culturali non sono il frutto di singole persone ma appartengono alle intelligenze associate di molti individui. La cultura che ci circonda è un impasto omogeneo della memoria antica dell’umanità. Forse ciò potrebbe derivare dalla particolare capacità umana di usare la memoria delle esperienze passate per immaginare situazioni prima di averne esperienza diretta. Con l’immaginazione, infatti, si è acquisita anche la proprietà di proiettarsi nel futuro per predisporre nuovi e più invitanti comportamenti di interazione con l’ambiente. Sono i nostri desideri, coscienti o no, che determinano il corso delle nostre vite e il corso della nostra storia umana.
Spesso diciamo che il corso della storia umana si è svolto indipendentemente dalle nostre azioni e ci sentiamo trasportati da oscuri motivi che non sono sottoposti al nostro controllo. Ma in quale misura questo modo di pensare è valido?
Dovremmo, invece, pensare che la cultura giochi un ruolo fondamentale nella configurazione sistemistica nella quale operiamo e che le nostre azioni siano guidate dalle nostre emozioni, sempre presenti all’interno del dominio relazionale in cui ci comportiamo. Attraverso esse nascono in noi i desideri legati alla sopravvivenza, alla ricchezza, alla fama ed emergono le azioni tendenti a risolvere quei desideri. Credo che in questo momento della storia dell’uomo dovremmo dare più valore ai nostri desideri e rispondere al quesito: desideriamo o no essere responsabili dei nostri desideri? E qui entra in gioco il collegamento fra la realtà, cioè tutto quello che è materiale e che esiste indipendentemente dall’osservatore e il pensiero, cioè l‘apparenza, l’idea, la rappresentazione mentale di qualcosa.
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