È una particolarità della mente umana, ma non solo. È una caratteristica di tutti gli esseri che hanno una mente. Usando gli ‘stati intenzionali’ tali esseri possono riferirsi ad altri esseri o cose compiendo un ‘processo mentale’. Mediante l’intenzionalità il conduttore umano cerca la meta e l’itinerario che lo portino dove lui vuole.
Uno stato mentale biologico contiene in sé un oggetto in maniera ‘intenzionale’. Lo stato mentale fa riferimento a esso, ma può fare riferimento anche a un altro stato mentale che non contenga necessariamente un oggetto reale. Posso ‘credere’ che un progetto sia redatto bene; posso ‘sperare’ che, una volta realizzato, possa produrre i suoi frutti; posso ‘temere’, invece, che il progetto fallisca; ecc. Sono tutti stati mentali che fanno riferimento non a un oggetto, bensì a un’idea. In questo caso ‘credere’, ‘sperare’ e ‘temere’ sono delle ‘attitudini proposizionali’. Non solo. Gli stati intenzionali possono far riferimento a cose che non esistono, quali, a esempio, alle fantasticherie di Jules Verne. In tutti questi casi, nella nostra mente non c’è alcuna differenza fra gli uni e gli altri e non sarebbe possibile distinguere gli oggetti concreti dagli altri, comprese le allucinazioni. O, ancora, nella nostra mente si possono creare sinestesie, ovvero l’associazione di sensazioni provenienti da sfere sensoriali diverse. In altri termini, la percezione di determinati stimoli è accompagnata da particolari sensazioni proprie di altre percezioni sensoriali (come quando, osservando un filmato nel quale si sta tagliando una torta di fragole, ho la sensazione di percepirne il profumo). Il fenomeno è ben rappresentato metaforicamente dalle due figure seguenti (“memoria di te”).
In questo primo disegno ognuna delle righe disegnate con colori diversi raffigura una diversa sensazione che io, ad esempio, ho provato con i miei sensi ‘in vicinanza di te’.
Tale sensazione è ‘depositata in memoria’, insieme alle altre, in un groviglio di fili diversamente colorati che è raffigurato nella seconda figura. La persona che interpreta “te” si avvicina alle mie spalle e mi parla. La riga dei ‘suoni con te’ che si trovava nella mia memoria, richiamata, tende a spostarsi nello spazio immaginativo. Ma il ‘gomitolo’ di fili è compatto e la riga dorata trascina con sé tutti i fili della ‘memoria di te’.
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