L’immaginazione
L’occhio di un uomo rileva l’immagine della scena ‘reale’ che gli si presenta davanti e la riproietta continuamente all’interno del suo sistema biologico, nella zona dove si concretizza la sua ‘ideazione’. Un effetto analogo è provocato nel corso di una fase di ‘immaginazione’ dove la ‘immagine virtuale’ dell’oggetto o della scena che io sto pensando viene ‘riproiettata’ nella stessa zona.
Nelle figure del prossimo paragrafo sulla retroriflessione sono schematizzate le dinamiche e la formazione delle evocazioni (o emulazioni) sullo ‘schermo ideativo’.
L’ingresso di diversi indizi attraverso i sensori liberi della pelle genera un fronte d’onda verso le zone più interne del reticolo biologico (o delle reti emulative stratificate). Il reticolo, comportandosi come un vero e proprio specchio, fa riemergere dal suo interno un fronte d’onda di riflessione ‘arricchito’ dalle risonanze d’onda raccolte lungo il percorso (vedi la nota: La memoria biologica e la memoria cibernetica: l’ipotesi ologrammica). Questo fronte, oltre a ritornare verso l’esterno sugli elementi motori, percorre un tragitto verso un ulteriore specchio costituito da connessioni tra canali afferenti ed efferenti localizzate nella zona dello schermo evocativo. I segnali sono destinati a finire nel reticolo e, a questo punto, entrano a fare parte della risonanza successiva.
Per descrivere meglio, facciamo un esempio.
Immaginiamo di trovarci in una stanza e di osservarla; la sua immagine viene proiettata, con me dentro, nella zona di ideazione. Se io chiudessi gli occhi e pensassi a un bel paesaggio montano, Giasone immediatamente proietterebbe tale scena, con me dentro, nella stessa zona di ideazione, sostituendo l’immagine precedente.
Da dove è stata presa questa scena? Dalla memoria! Ma come possono essere messi dentro il cervello umano tutti gli eventi che si sono succeduti nel tempo? Come è possibile poi ‘riaccendere’ una di queste memorie?
Vediamo come sia possibile ‘raccontare’ questo evento con una serie di argomentazioni e immagini relative a un ‘itinerario sperimentale’ contenente forti analogie metaforiche fra mondo biologico e mondo sintetico.
La retroriflessione
(i)
(i) Nella figura è riportato uno scenario. A sinistra troviamo una lente convessa che abbia una funzione analoga al cristallino dell’occhio biologico. Un po’ più a destra vediamo una quantità di cerchietti affiancati lungo una linea verticale. Essi rappresentano una serie di sensori che conferiscono una funzione di ‘percezione esterna’ della macchina biologica o sintetica che nello schema si trova alla loro destra. A questi sensori assegniamo una funzione analoga ai bastoncelli e ai coni contenuti nella retina dell’occhio biologico. Ogni sensore è collegato a un canale rappresentato con una linea che si proietta secondo un itinerario casuale all’interno della macchina. Il sensore eccitato trasferisce una quantità di energia (quanto) nel canale. L’insieme dei canali, o fascio, ha una funzione analoga a quella svolta dal nervo ottico nell’uomo. Il fascio giunge a una serie di elementi capaci di raccogliere e accumulare i segnali e, nel caso fossero eccitati da un quanto energetico, di riflettere la loro carica verso l’esterno.
(ii)
(ii) Nell’ambiente a sinistra della lente inseriamo una candela accesa. I fotoni emessi e riflessi dalla candela arrivano sulla lente e da qui convergono fino a giungere ai sensori. Alcuni sensori si eccitano e trasferiscono il proprio stato di eccitazione a un quanto di energia lungo il rispettivo canale (proiezione del flusso verso l’interno). Il quanto arriva al rispettivo elemento che assume una configurazione di carica.
(iii)
(iii) Togliamo la candela dall’ambiente esterno. All’interno di questo sistema c’è, però, un certo numero di elementi che sono stati caricati.
(iv)
(iv) Immaginiamo ora di posizionare uno specchio riflettente nell’ambiente a sinistra, nello stesso luogo nel quale si trovava la candela.
Immaginiamo di ‘eccitare’ manualmente e contemporaneamente tutti gli elementi dotati di carica. I quanti accumulati sono rilasciati e trasferiti a una serie di trasmettitori (a esempio lampadine led). Questa funzione di ‘riflessione’ è assimilabile a quella che avrebbe svolto un ulteriore specchio messo all’interno al posto delle lampadine.
I segnali tornano verso i sensori e da lì, attraverso la lente convessa, proiettano sullo specchio esterno l’immagine della candela (retroproiezione del flusso verso l’esterno).
L’immagine avrà una forma simile alla candela che l’aveva originata con la quale è legata da un rapporto di biunivocità.
(v)
(v) Ora nella macchina inseriamo uno specchio semiriflettente. Una sorta di divisore di fascio. A esempio, una lastra di vetro trattata con una leggera argentatura. Circa metà del treno di quanti che transitano nel canale viene riflesso, l’altra metà riesce a passare.
(vi)
(vi) Eseguiamo nuovamente le operazioni descritte nella figura (ii).
Circa metà del treno di quanti che transitano nel canale viene riflesso, l’altra metà riesce a passare.
(vii)
(vii) Togliamo la candela dall’ambiente esterno. La macchina assume una posizione di riposo con, all’interno, un certo numero di elementi caricati.
(viii)
(viii) ‘Eccitiamo’ manualmente gli elementi dotati di carica in modo da consentire il rilascio dei quanti accumulati e di trasferirli verso la corrispondente serie di trasmettitori. Avviene una proiezione del flusso verso l’esterno (retroproiezione). Come abbiamo già visto nella figura (iv), sullo specchio esterno verrà proiettata l’immagine della candela. Ma quale sarà l’effetto provocato alla macchina dallo specchio semiriflettente? Esso rifletterà i quanti verso l’interno (nuova proiezione del flussoverso l’interno). Si genererà naturalmente un processo circolare nel quale i quanti associati a questa immagine (biunivoca con l’immagine dell’oggetto concreto) continueranno a riflettersi sullo specchio esterno ma anche tra lo specchio semiriflettente e quello interno legato agli elementi. La macchina ‘vede’ un oggetto reale che in quel momento non è presente nell’ambiente. Contemporaneamente, i quanti alimenteranno il loro accumularsi nella carica degli elementi.
(ix)
(ix) Modifichiamo la configurazione. Al posto della candela ora nell’ambiente inseriamo un paesaggio descritto nei colori blu e azzurro. Il paesaggio viene proiettato all’interno della macchina.
(x)
(x) Ripetiamo le fasi di riflessione tra i tre specchi della macchina.
(xi)
(xi) Eccitiamo insieme gli elementi relativi ai due scenari descritti.
È come se la macchina stesse osservando uno scenario costituito dai due originari sovrapposti o, meglio, compenetrati fra loro in un unico scenario:
1 + 1 = 1
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