gruppo di frascati

Il progetto me

giasone-uomo-me-Me

Riproiezione

Quando l’azione diviene oblio.

Cosa significa “azione”? Dove prende forma l’azione? Di cosa si alimenta l’azione?

Lui dice: “sei forte; sei ingegno”.

Ma cosa significa? Quale sorgente conduce?

“Sei forte; sei ingegno”.

“Ingegno”.

Mi dice: “sei ingegno”.

Le mie risorse.

Là ed ora sono qui.

Come sono qui? Hai imbastito le tue risorse ed ora sei qui.

Ricordo di essere stato là. Ora sono qui.

Ero davanti alla mia casa ed ora sono immobile qui, davanti la tua casa.

Certamente “da là a qui”. Ed io sono qui. Prima ero là.

“Da là a qui”. Come?

Ricordo perfettamente il caffè di quella stazione. C’è Francesca con la quale, ogni volta, ci scambiamo cenni di intesa. Non siamo mai andati oltre. Ma è attraente quel poi che non avviene mai.

Il tempo e lo spazio.

Scivoliamo nei luoghi a divenirne sorgente di moto. Ruoli d’azione e d’attesa. Qui e perdiamo là.

Lei parla ed io divengo.

Di volta in volta sono. Ma chi?

Prendiamo forma disegnati dall’ambiente. Nelle sequenze che l’ambiente prevede. Descritti della scena. Avvolte catturati.

Dilago ad essere parte di quello spazio.

Lei dice di amarmi accarezzandomi dolcemente le labbra.

Finalmente sono.

Ma poi, non so riprendere ad altrove.

E lei non basta più.

Passaggi che divengono previsti dei ritorni. Dall’inizio e poi ripartire; per ancora ritornare.

“Da qui a là”.

Soggetto di un “da qui a là”.

Il panorama che intendevo da con te, non va al di là di qui.

Hai bisogno di lui ed io lo divengo.

Stretto nelle risposte, non c’è più spazio oltre i tuoi sogni

Soggetto e non me.

Attendo altro.

Lui mi parla ed io sforo al passato.

Luoghi per altri luoghi.

Non so e sento spazio ad attendere spazio.

Muratore e poeta, dilago potente.

Nessuno può tornarmi a gabbia.

Riprendo a nascere, ovunque, intorno a scoprire intorno.

Guerreggio alla scoperta dell’imbattibilità.

L’idea di me sembra non incontrare specchio e non trova termine. Un destino immenso che riprende il suo corso.

Espansione.

Incontro lei.

È il mio ritorno.

Mi dice “tu”. E finalmente fermo sperando l’arrivo.

Ma divengo “io” e perdo di nuovo “me”.

Viaggiamo alla ricerca perché lo spazio non divenga costretto a coscenza.

Cristalli matrigni. Dolci sorrisi ad accoglierti stretto. Che vuoi? Chi sei? Voglio essere “me” ma ogni volta torno “io”. Profumo che scopro scia di ghiaccio a precedere l’attimo prima del sogno.

Francesca è nei suoi “da qui a là”.

L’ho incontrata mentre andava verso quei “da qui a là”.

La casa dei suoi e la loro attesa a che lei divenisse intenta in quei “da qui a là”.

Un orologio. Una lancetta di orologio. Il mondo di una lancetta di orologio.

Fotogrammi.

Intervalli.

Quadri.

Intervalli tra quadri.

Spazi.

Ogni giorno Francesca è nei suoi “da qui a là”.

Ogni giorno la trovo nei suoi “da qui a là”.

Ogni giorno la vedo entrare nei suoi “da qui a là”.

Ogni giorno, per un attimo, la scorgo nella nostalgia di non entrare nei suoi “da qui a là”.

Francesca e lo spazio intorno ai suoi “da qui a là”.

Francesca conosce ciò che lascia ogni giorno per entrare nei suoi “da qui a là”.

Francesca mi guarda entrando nei suoi “da qui a là”.

Il cenno d’intesa all’intorno dei suoi “da qui a là”.

Resto fuori dai suoi “da qui a là”.

In quell’intorno.

Francesca ha nostalgia di quell’intorno entrando nei suoi “da qui a là”.

Francesca ha nostalgia di me nello spazio che ogni giorno lascia per entrare nei suoi “da qui a là”.

Io amo Francesca che riconosce me della sua nostalgia di essere nello spazio intorno ai suoi “da qui a là”.

Io offro a Francesca che mi rende sentimento di essere.

Umori.

Francesca ed i suoi attraversamenti ai “da qui a là”.

Attraversamenti.

Dietro le quinte per poi rientrare.

I suoi dietro le quinte.

Sono tra le quinte anche se in attesa di tornare nei miei “da qui a là”.

Attimi.

Palcoscenici rotanti di memorie che si sostituiscono.

Attimi tra una memoria e l’altra.

Attimi di lucidità.

Spazi per un destino infinito.

Tra una commedia e l’altra.

Tra i “da qui a là”.

Universo.

Dove sono?

Momenti senza oriente dal sapore universale della potenza. Presto assopiti negli “io sono” dei miei “da qui a là”.

Soggetti.

Lui entra ed io gli chiedo: cosa desidera? Un caffè! Io preparo il banco e faccio un caffè.

Lui entra ed io gli chiedo: cosa desidera? Un caffè! Io preparo il banco e faccio un caffè.

Lui entra ed io gli chiedo: cosa desidera? Un caffè! Io preparo il banco e faccio un caffè.

Lui entra ed io gli chiedo: cosa desidera? Un caffè! Io preparo il banco e faccio un caffè.

Assumiamo circoscrizione. Azioni e materie divengono scie ineluttabili. Di volta in volta nei “da qui a là”.

Ma Francesca dice di amarmi e mi accarezza dolcemente le labbra.

“Da qui”, prima che divenga “là”.

Punti di vista a finalmente intravedere oltre l’equivoco che la memoria conclude. Prima che la scena completi saturando la vista.

Attimi d’universo.

Oltre il “da qui” prima che divenga “là”. Prima d’essere memoria. Memoria.

Ampolle.

Guglie spianate in cima.

Prima della memoria.

Francesca e il cenno d’intesa.

Nella memoria.

Ciao, torno al mio “da qui a là”. Aspettami!

Lui entra e lei gli chiede: cosa desidera? Un caffè! Francesca prepara il banco e fa un caffè.

Di nuovo prima, anche se mai più.

Ciao! Aspettami!

Prima e durante la memoria. Nell’uso della memoria a configurare ambiente.

Torno alla scena.

Alla spianata sulla guglia.

Presente.

La scena e la mia parte.

All’interno della sola interpretazione.

Prima.

Dopo.

Presente del prima, quando entrando.

Attimi di quiete tra le quinte prima che divengano ambiente.

Tra le quinte prima che sia il “da qui a là” dell’interpretazione che la memoria conclude.

Provenienza.

Flebile attimo d’altrove.

Diverso da adesso che oramai fin “là”.

Differenze.

Differenziali.

Umori.

Quando prima dell’ampolla.

Tra le quinte accarezzo Francesca.

Tra le quinte, Francesca, accarezza me.

Sono fuori e non so.

Intervalli.

Francesca ed io c’incontriamo tra le quinte dei nostri, di ognuno, “da qui a là”.

Francesca ed io ci amiamo.

Francesca ed io negli intervalli ai nostri “da qui a là”.

Sono fuori e non so.

Sono con francesca ed è la mia quiete. Lei è con me ed è la sua quiete. Francesca ed io siamo in quiete insieme. Non sappiamo perché. Ma siamo in quiete.

Poi ognuno rientra a far parte di ambienti diversi.

Divengo frazioni di moti corali.

Diviene frazione di altri moti corali.

Ognuno coniugato con altri.

Ognuno motore di un “da qui a là”.

Non ci verrebbe mai in mente di fare quei “da qui a là” quando insieme.

Eppure, tutti i giorni continuo e continua ad agitare quel “da qui a là”. Accogliamo differenziali e ripristiniamo uguaglianza. Tutti i giorni.

Impalcature di “da qui a là” cementati da un intorno fatto di intervalli che non capisco. Ed ho nostalgia degli intervalli.

Francesca ed io tra i nostri “da qui a là”.

Intervalli che impalcano “da qui a là”.

Discontinuità.

Impalcature per tornare negli intervalli.

Restare negli intervalli finché non divengono anch’essi lo spazio di memoria tra un “da qui” ed il suo “là”.

Impalcature che divengono memoria.

Impalcare intervalli che via via divengono della memoria. I “da qui a là”.

Cristalli matrigni.

Dolci sorrisi ad accogliermi stretto.

Che vuoi?

Chi sei?

Voglio essere me, ma ogni volta io.

Profumo che scopro scia di ghiaccio a precedere l’attimo prima del sogno.

Memoria.

Delusi nel ritrovarci in nuovi “da qui a là”, riprendiamo nostalgia

Ed io vorrei amare un’altra.

Francesca.

Spazi che divengono circoscritti da nuove ampolle. Abbiamo costituito una nuova memoria. Abbiamo colmato di conoscenza un nuovo spazio ed ora è la memoria che suggerisce.

E la ricerca continua.

Spazio ove immersi i miei “da qui a là”.

Francesca e di nuovo cenni d’intesa.

Spazi che divengono intervalli.

I “da qui a là” di provenienza e di rientro divengono termini.

Quel “là” del precedente diviene provenienza per l’intervallo, prima che subentri il “da qui” del successivo.

Francesca ed io nello spazio che non sappiamo capire.

Circondati dai “da qui a là” costituiamo nuovi circoscriventi “da qui a là”.

Cosa ci aspettiamo dalla circostanza d’essere tra un “da qui a là” e l’altro “da qui a là”?

Sono nel tempio.

“Qui”, ancora senza un “là”.

Tutto intorno.

Affacciato a nessuna memoria.

Sono con francesca tra le quinte.

“Qui”, ancora senza un “là”.

Nessuna memoria finché memoria.

Ma tutto intorno ognuno a macinare i “da qui a là”.

E ricordo i miei “da qui a là”.

Suggerimenti. Sedimenti che emergono virtuale a coprire ogni segno che mi invia il concreto.

Al di là di quelle quinte c’è operosità. Azioni. Storia evolutiva. Futuro. Vita della vita.

È il capire d’esserci che manca. Sappiamo ritrovarlo solamente nel Tempio e dietro le quinte.

Operosità dimentica. Riemergerne essenza. Sarà armonia.

“Il progetto ‘me'”

frascati 13 giugno 1975

 

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