gruppo di frascati

Giasone

giasone-macch-eng-0-manifes(di Armando Guidoni) – La macchina sembra offrirsi spontaneamente come la traccia, il modello, lo schema indefinitamente modificabile, adattabile alla circostanza, suscettibile di convergere sempre più verso l’uomo, o dall’uomo divergere a seconda che riesca o no a fornire una spiegazione adeguata.
Kenneth J.W.Craik nei suoi preliminari a I meccanismi dell’azione umana scrisse:
«Sono il primo ad ammettere la realtà dei fenomeni mentali e coscienti e la loro completa non identificabilità sulla base dei risultati sperimentali della fisica. Ma questo non mi sembra risolva il problema: lo complica soltanto. Il principio che due eventi costantemente associati siano di fatto causalmente connessi mi sembra superiore al principio che, se due cose ci sembrano di natura diversa, allora non possono essere collegate.»
Il problema appare quindi più complicato di quanto a prima vista appariva, e discuterne, anche se probabilmente non contribuirà a risolverlo, apre tuttavia una serie di quesiti minori, le cui risposte serviranno a chiarire come funziona la nostra mente, a dare ragione di certe caratteristiche attività umane quali il pensiero creativo, il comportamento, l’apprendimento e molte altre ancora.
A Frascati, nei laboratori dell’ENEA, il nostro gruppo di ricerca da anni sta percorrendo un filone di studi che ha come obiettivo quello di realizzare la cosiddetta “intelligenza sintetica”. Proseguendo nelle attività di una vecchia e mai interrotta impresa cognitiva progettuale (Progetto Giasone) di Antonio Botticelli, il gruppo, anche denominato Teoria e Prassi della Conoscenza, ha consolidato la definizione sistemistica di un modello dinamico-funzionale basato sull’osservazione e comprensione dell’homo e dei sistemi biologici. Il modello è stato usato per la realizzazione in sistemi artificiali di processi percettivi, intelligenti e attuativi e dei loro meccanismi di sostegno. Con la creazione e l’impiego di strumenti elettronici che emulano funzioni cerebrali e processi mentali, sono stati realizzati sistemi di controllo di macchine robotiche per la soluzione di un ampio spettro di problemi industriali. Ed è proprio partendo da questo modello dinamico-funzionale che il gruppo ha vissuto esperienze dirette nell’ambito della realizzazione di “macchine” che portano nel loro seno le caratteristiche più significative del modello; macchine che, una volta definito un obiettivo, hanno la capacità di “leggere l’ambiente”, di adattarlo e di adattarcisi autonomamente; in altre parole, di intervenire su di esso, modificarlo e modificarsi al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato: «coralità tra dentro e fuori / e scena s’evolve» (antonio, 2002)
«Ha preso così il via operativo lo svolgimento realizzativo di un progetto destinato a riaprire, da principio, il discorso sull’automazione industriale, ed in prospettiva ad oltrepassare i cancelli della fabbrica per invadere la vita di tutti i giorni nell’ambito dei servizi e delle utilità sociali.» (antonio, Laboratori condivisi, 1997)

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