Notizie in… Controluce – ottobre 1996 – sesta parte
Progetto Giasone
Come riuscire a riprodurre, in una macchina, l’intelligenza dell’uomo
La metodologia innovativa usata nel gruppo di progetto e sviluppo
di Armando Guidoni
“Dall’osservazione ed analisi dell’intelligenza animale si cerca di riprodurre, in modo sintetico, ogni funzione elementare. Integrando insieme tutte le funzioni elementari si sarà allora riprodotta, per una macchina, l’intelligenza dell’uomo.”.
E’ già da tempo che in ogni numero di questo giornale siamo impegnati nel tentativo di descrivere, nel modo più comprensibile che possiamo, la teoria ed il lavoro innovativo che il “gruppo di frascati“, coordinato da Antonio (ENEA) e Gianfranco (Oberon), stanno sviluppando al fine di realizzare macchine con “intelligenza sintetica“. Ebbene, di recente abbiamo partecipato a due riunioni del Progetto Giasone insieme al “gruppo di frascati”! E’ stata un’esperienza molto significativa. La nostra lettura dell’evento ci ha fatto capire come queste persone riescano ad applicare via via alcune delle funzioni elementari dell’intelligenza animale analizzate nel progetto generale.
Metodologia di lavoro.
Essi usano una metodologia di lavoro molto particolare ma, nello stesso tempo, molto semplice. Da un lato, dall’analisi dell’intelligenza animale e dell’uomo si sviluppano le funzionalità di Giasone (nome simbolico dato all’intelligenza sintetica); dall’altro lato, dall’analisi di Giasone si approfondiscono, di ritorno, le conoscenze dell’intelligenza animale, riuscendo anche a modificare opportunamente la metodologia usata nel progetto. Tutto questo conduce ad una continua semplificazione della procedura e dei concetti da essa espressi fino quasi alla loro banalizzazione. Se questa metodologia di lavoro si dovesse diffondere anche all’esterno del “gruppo di frascati”, ciò rappresenterebbe un nuovo tassello nella cultura, nonché un utile strumento per “fare innovazione”.
Ora cercheremo di riportare in queste righe i concetti acquisiti in questa nostra esperienza.
La “metaidea”.
Dal concorso sia di ciò che è stato già fatto a Frascati dal punto di vista tecnologico che di come l’uomo viene di solito rappresentato dalla filosofia, si produce un “canovaccio”; esso non rappresenta l’idea finale, ma ne dà un “indice di realizzabilità”. Questo è ciò che si potrebbe definire “metaidea” (idea della meta) che può innescare nei partecipanti al progetto la certezza della sua “realizzabilità”, nonché la volontà personale di dare un contributo elaborativo mirato a costruire un oggetto che funzioni proprio come l’idea originaria. Nel “gruppo di frascati” esiste una “metaidea” che si chiama Giasone. Da una analisi della metaidea il “gruppo” decide che serve qualcuno che conosca i “meccanismi neurologici” dai quali derivare gli analoghi “meccanismi elettronici” di base. Serve poi qualcuno che vada a verificare se i modelli elaborati abbiano una corrispondenza reale nel mondo animale e poi qualcun altro che possa costruire i circuiti elettronici e i meccanismi necessari. Ognuno dei componenti il gruppo di progetto è consapevole del fatto che il modello di metodologia funziona. Sa che la sua “voglia di agire” proviene dalla metaidea che sta sul tavolo di progetto e che viene amplificata dalle analoghe volontà degli altri componenti attraverso la risoluzione di “ghiacciature” le quali alimentano la loro “creatività”.
La “ghiacciatura”.
Immaginiamo che io abbia l’ideogramma (immagine) di “me in questo luogo” e l’analogo ideogramma di “me in quel luogo”. Se, in qualche modo, nascesse, come abbiamo più volte descritto, una differenza di potenziale o “isterismo”, ciò determinerebbe in me la volontà di “andare lì”. Se, per qualche motivo, io non potessi “andare lì”, da quel momento in poi sarei “ghiacciato”. Questa sorta di “discrepanza” è una risorsa di Giasone, una delle più importanti. Da essa, infatti, deriva “il potenziale creativo”.
La “creatività”.
E’ il meccanismo che porta ad aggiungere una idea nuova nel pacchetto di conoscenze di Giasone. Questo meccanismo si sviluppa sulla base della evocazione ed elaborazione delle altre idee già presenti. Proseguiamo dal concetto della “ghiacciatura” e vediamo come essa contribuisce alla creatività. Se, in un dato momento, si dovesse presentare una condizione ambientale come, ad esempio, un luogo, o un bisogno, o una metaidea che mi rammenti o che “risuoni” con l’ideogramma, ciò rappresenterebbe la “nascita di una tendenza”, uno stimolo alla “creatività”, ovverossia un innesco a liberare l’energia che risiede in ogni Giasone presente in ogni uomo. Facciamo un esempio. Quando io mi alzo per andare a prepararmi un panino, utilizzo una energia creativa più o meno forte in funzione della difficoltà esistente nel raggiungere la dispensa. Immaginiamo che io mi trovassi in un posto sconosciuto. La metaidea è ben presente come obiettivo (la dispensa), ma il percorso non mi è noto. Ebbene, io costruirei metaideee intermedie che mi consentirebbero, in tappe successive, di soddisfare il mio bisogno e di risolvere (sghiacciare) questa mia ghiacciatura temporanea: avrei così “creato” il mio processo di avvicinamento e di raggiungimento dell’obiettivo. Facciamo un altro esempio. Se io dico “mela”, il suono di questa parola viene percepito da Giasone e immediatamente una scena con una mela e me davanti entra in risonanza con quella parola. Se in questa scena io dovessi rivivere una precedente insoddisfazione subita (ghiacciatura), allora nascerebbe l’azione creativa di mordere la mela perché sentirei la necessità di risolvere quella situazione che era rimasta sospesa.
Nel corso della vita evolutiva di ogni Giasone si presentano continuamente numerosissimi eventi che lasciano il segno con una grossa quantità di sensazioni. Nei successivi momenti di attività, la creatività di Giasone è determinata dal risveglio “risonanza” di una delle ghiacciature in particolari condizioni ambientali.
La pigrizia mentale.
Immaginiamo che Giasone, a fronte di una vecchia ghiacciatura, abbia messo una cosiddetta “pezza a colori” (si pensi, ad esempio, a “La volpe e l’uva”). Ogni volta che si presenterà una situazione simile, esso sarà portato a riproporre la stessa giustificazione. Ebbene, questo meccanismo che stimola la ricerca di false giustificazioni è lo stesso meccanismo di creatività che, se ben utilizzato e sfruttato, può fornire “idee nuove”. La stessa energia che viene usata per “restare aggrappati al vecchio” può essere utilizzata, invece, per dare impulso alla creatività e “ideare cose sempre nuove”.
Il luogo della mente.
Immaginiamo il gruppo di persone citate prima che raccolgono la metaidea e la discutono insieme, la pianificano, la sviluppano e la controllano.
Nella mente di ognuno di essi deve esserci un luogo nel quale confluiscono tutti gli elementi comuni del progetto. Il contenuto culturale di ognuno di essi deve essere riversato nel loro specifico luogo comune.
Immaginiamo che un elemento stia raccogliendo le elaborazioni globali del gruppo in uno schema di modello; ognuno dovrà avere una copia dello schema, la più simile possibile all’originale, meglio ancora se fosse una fotocopia. Solo partendo dallo stesso oggetto iniziale e dallo stesso “stato di avanzamento” si potrà ottenere una “comune evoluzione” (comvoluzione). Lo specchio dell’immagine dello schema che ognuno ha formato in Giasone è l’elemento eccitante del processo, è la “memoria”, e solo se esiste una coincidenza di tutti gli elementi si potrà ottenere la risonanza necessaria per stimolare la “creatività del gruppo”.
Sembrerà strano, ma questo non è il metodo che viene usato “normalmente” da ognuno di noi. L’impedimento più grosso è quello di “far entrare” gli altri nella nostra mente. Ciò perché ogni Giasone si sente “invaso” dall’idea dell’altro e la reazione più immediata è quella di “scacciare” quell’idea e “riempire nuovamente di se” la mente. A tal fine Giasone crea, per difendersi, un “luogo di libertà” dove mettere tutti i pensieri privati che non verranno mai espressi agli altri, una specie di “gabinetto privato” dove isolarsi dagli altri. Questo fatto rappresenta, in effetti, una “affermazione di inferiorità”. Per la progettazione comune, è indispensabile eliminare questo luogo di libertà per favorire il “processo di penetrazione di altre idee”!
Il Puzzle finale.
Nel Progetto Giasone si gioca con un enorme “puzzle”. Il risultato finale è noto: bisogna realizzare l’ “autonomazione” (automazione autonoma) attraverso lo sviluppo dell’ “intelligenza sintetica applicata”. I singoli tasselli, invece, sono le “idee” che emergono dalle discussioni del gruppo e dalle applicazioni che via via diventano sempre più concrete e diversificate.
Nel gruppo c’è chi analizza e spiega alcune funzioni elementari biochimiche e chi le “traduce” in circuiti elettronici. Analogamente viene fatto con i comportamenti psico-somatici, con le velocità di reazione, con la vista e le altre funzioni sensoriali, ecc.
I componenti del gruppo riversano in esso i propri serbatoi di conoscenza e di cultura, avendo cura di presentare le idee opportunamente “smontate” in pezzi elementari, e ne estraggono spunti per modificarle, confrontarle, rismontarle, al fine di suggerire livelli intermedi di soluzione. Avviene allora che il componente del gruppo di estrazione culturale “meccanica” riesce a dare una interpretazione compiuta di un fenomeno psico-somatico, mentre quello di estrazione biologica suggerisce la “movimentazione” più idonea per una data funzione, ecc.
I numerosi Giasone che stanno nel gioco riescono a comunicare fra di loro, e “l’idea comune” che nasce segue, all’interno del gruppo, un processo simile a quello che si sviluppa all’interno di ognuno di essi. Questa “neonata” è sicuramente una idea di livello notevolmente superiore rispetto a quella che avrebbe potuto sorgere da ognuno dei convenuti preso singolarmente!
Armando Guidoni
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